A MEZZ’ARIA, NEL MARE AZZURRO-MARE

1° marzo

A volte bisogna cadere molto in basso per poter vedere meglio da un’altra prospettiva.

Ogni tanto mi lascio cadere.

8 marzo

Cosa faccio, oltre a sentire le immagini?

Voli, voli pindarici sopra il tetto di casa.

9 marzo

Impara a trovarmi nell’assenza.

12 marzo

Macchiata di rosa, mi chiedo perchè l’azzurro stenti tanto ad arrivare. Le ultime primule boccheggiano ancora sotto il gelso nell’aria miele millefiori.

Trascino il mio sacco pieno di domande perchè ci voglio arrivare a tutti i costi in quel nido che odora di fragole al fruscio del bambù.

Tutelo il biondo dei miei capelli arruffati, e aspiro a quel bagno caldo in acque quiete e trasparenti.

Con la mia miniera di diamanti in testa, tocco il vetro umido di condensa: il viola-rosa della magnolia dice che anche stavolta la primavera, inaspettata, arriverà, mentre l’accento sulla a si scioglie in una diagonale.

Trattengo l’emozione con le mani perchè non mi faccia di nuovo cadere. Potrei vibrare all’unisono con questo silenzio, ma vengo risucchiata dal buco nero della musica: respiro.

Il rombo della Pasqua da lontano annuncia vittoria, e io sarò con lei.

Morbidezza-certezza.

Esco ed entro danzando dalla porta girevole. Fra il dentro e il fuori c’è solo un turbine, e la colazione impreca: ”Mangiami!”, dice, “Altrimenti non avrai la forza per rimbalzare sulle felci!”.

Querelo questo marzo astuto che ostinato mi pungola a tenere la penna in mano, a guardare fuori dalla finestra, a progettare ancora.

Aspetta che mi voglia felice.

L’amore che do fa scricchiolare la porta finestra. Intanto filtra da dietro la collina un filo di vento, preludio di quello che verrà, mentre anche questo accento sulla a si scioglie in una diagonale.

13 marzo

  • Un treno in corsa fuori in giardino?

No, solo il torrente che respira e passa.“

*“ Fammi vedere cosa sai fare”, mi ordina qualcuno o qualcosa da qualche parte.

Rispondo immobile: “ Rimango attonita”.

Ora, però, colazione.

18 marzo

*Increspata sotto la coperta, rimando lo sguardo fuori dal sogno. Questi incontri, che al risveglio mi fanno singhiozzare, che cosa sono?! Sorprese grandi, abbracci attesi e poi , a sentirli, inaspettati. Scompongono i sistemi, e la schiena fredda, dopo, gelida, sempre. La terra di mezzo è colorata, ma gelida.

Bello sei, nell’aspetto pieno della tua maturità, con la giacca elegante e il cappello rosso da pittore in testa: il mio ultimo papà!

*Se proprio insisti, Pruno Rosabruno, puoi fiorire. Anche se il cielo grigio, ma ancora alto, vorrebbe buttare giù qualche goccia di pioggia.

Ormai puoi fiorire, Rosabruno, rosa nella testa, bruno nelle radici, incapricciato di fiori corposi, pomposi, carnosi. Sei una preghiera vivente all’Altissimo. Con la tua chioma restituisci il dono ricevuto, con la tua chioma rendi grazie al cielo che ti ha fatto così bello. I tuoi fiori, che sono come riccioli al vento, ammiccano pesanti alla Luce.

Il faro che sta dietro a quella Luce, però, non lo ha mai visto nessuno.

Poi dal cielo, all’improvviso, mi trapela un sorriso.

20 marzo

A volere la perfezione, si rischia l’ingratitudine?

                            EQUINOZIO DI PRIMAVERA

Buongiorno a questa primavera pomposa e stramba che incede a cercare meraviglie.

La magnolia si inchina al suo arrivo e, dalla tiepida acconciatura settecentesca, le sboccia un applauso.

Strascica viole, ancora, la primavera. Composta, non fa una piega al balzellare del torrente, lui, occhi verdi al cielo, mentre l’anonimo fiore al suo passaggio accenna un saluto.

“ Ho fatto del mio meglio sempre”, mi dico serena appoggiata allo schienale della panchina, e un airone impettito nel suo grigio mira il becco a nord planando su una roccia sinuoso, esperto.

Lei, non ha certo bisogno di lusinghe, la primavera.

Le sa tutte, le frasi di benvenuto. Però trova il tempo per accomodarsi un attimo al mio davanzale ancora bordato di ciclamini ruspanti.

I miei capelli si raddrizzano in un biondo elettrico al capriccio di una stagione che di fama ne ha molta e non teme critica alcuna. Il successo le è scontato, noioso pure. La saluto, questa stramba pomposa primavera che mi ha portato favole e carezze. Voglio proprio vedere i suoi semi sparsi che cosa sapranno fare, e se son rose… fioriranno.

21 marzo

Mi cullo nel paradosso e negli opposti mi stempero.

Vorrei che le stelle mi facessero da lentiggini, cuore aperto, braccia al cielo.

Pasqua non sarà una data.

Pasqua è un percorso, e non ci arrivi senza un po’ di Quaresima. Così cammino e cammino, ancora. Il mio cammino ritorna ai pensieri di sempre che a camminare si son fatti massicci, robusti. Corolle di fiori sembrano, nel mio spazio. Mi stiracchio festosa. Sorrido. Voglio fare una gita. Oggi. Un giorno come tanti, un giorno qualunque, che mi farà brillare quelle lentiggini stellate sul viso. Per alzarmi, per andare. E nell’ora della buonanotte: “amen”.

26 marzo

Si può ancora cantare la bellezza di questo pazzo universo crudele?

Ne avrei voluto discutere stamani con le pratoline in giardino, ma avevano ancora le finestre chiuse e il torrente, che vedendomi in quello stato aveva nasato qualcosa, ha continuato a tirare dritto tortuoso ignorandomi. Ma l’ho sentito mentre passava pensare fra sé: “Ma cosa vuole questa, non sono mica uno psicologo!”. Se n’è scappato via veloce, rullando fra una cascatella e un’altra, borbottando come un vecchio scaduto. Tornerò, domattina, da quel bagnato serpente contorto, e se le pratoline dormiranno ancora, lo costringerò a rispondermi se si può ancora cantare la bellezza di questo pazzo universo crudele. Mentre sulla magnolia, piove.

27 marzo

*Non vedo bene: quelle cosine carine sul ramo del gelso, sono foglioline appena nate o goccioline di pioggia?

*Una cascatella di capelli mi irriga il volto.

*Scosto la coperta: mi scopro viaggiatrice.

*Amo la lentezza di una foglia che nasce.

28 marzo

Si sciolgono i ricordi della notte in quel mare azzurro-bianco.

30 marzo

La mia Crearte: sforzo o sfarzo?

2 aprile

Ho fatto un sogno: si chiamava Alba.

Oggi che c’è il sole ho promesso al giardino ghirlande fiorite e bolle di sapone, ma io ancora rimando incerta l’attimo del risveglio.

Un raggio si intrufola dalla finestra, ma io ancora temporeggio incerta pensando che “tra il dire e il fare ci sta di mezzo il mare”.

Amo chi non si pone domande e va, amo chi fa. Io, mi punirò ancora? Per il mio fare sogni. Io sto così bene! E pazienza se qualcuno si disturba del mio incallito sognare!

Poi, a colazione, lobelie, per riempirmi la bocca di blu.

Senza più indugi mi accaparro la vista migliore per vedere sbocciare il rododendro.

E intanto si è fatto giorno.

4 aprile

*Bocche di leone sul mio balcone, frastornata dal risveglio al solido, bevo nettare straordinario al niente. Una mattinata più lenta per accarezzarmi i capelli e pensare al cielo di aprile. Dita bianche rosa pallido su giallo sole.

Parte uno sbadiglio tenero. Nel mio anello di energia è un buongiorno, e un altro grazie. Grazie inganno, che se non fosse per te gli uccelli non canterebbero.

Dietro casa ho visto il mare, bello: mi ci vorrei tuffare. Ah, se il torrente fosse mare! Ci vorrei quasi annegare, per rivedere tutti quei visi, quei sorrisi, persi nelle stelle marine. Per poi tornare, come sempre, e raccontare, e spiegare, ancora, che l’aldilà esiste, e che nel mare, nel torrente, nelle bocche di leone sul mio balcone, è già un po’ di qua.

*Ma io non odio nessuno. Ho solo proseguito, per necessità, e giustizia.

6 aprile

Qui esisto. Esito. Quasi quasi, a malapena, sono. Seduta sul tramonto, guardo l’alba.

7 aprile.

Pervinche fiorite

e margherite.

E verdeggia il bosco.

11 aprile

A mezz’aria, da questa umanità sconvolgente che prega a mani giunte insanguinate, mi dissocio.

La prossima volta fammi nascere:…

La prossima volta, fammi rinascere.

Tu che baci la Luce, in questo mare azzurro-mare, tra il glicine, le azalee e i fiori di ciliegio.

GRAZIE!