VERSO L’ULTIMA PRIMAVERA

20 febbraio

Energie nuove affiorano a fior di pelle.

22 febbraio

Restando, vado.

Vago nubivaga nel sottobosco livido di crochi pensando di non essere mai entrata prima in un astrale così freddo.

24 febbraio

Dietro lo spazio nero-blu infinito, c’è solo musica.

Riparata dalla pioggia, aspetto. Aspetto che una primula mi risponda. Come stai? Vita mia? Vita che scorri a sprazzi nel cielo di febbraio, accaldata di niente, morbida e sonnacchiosa? Parlami. Scrivimi sulla fronte fredda che è tempo di miracoli, di incontri sfiorati. Tra i rami intrecciati filtra il grigio, con la luce di lassù.

28 febbraio

Nella corrente fredda disegno il contorno delle stelle mentre lo stile, curioso, mi interpella:” Hai mangiato?”, sogno/segno di un’espressività nuova, e la custodia degli occhiali scricchiola a ogni mio rigirarmi nel letto.

Lo limo, quel contorno delle stelle che sputa fuori inchiostro nero. Per quanto ancora potrò andare avanti a unire quei punti nel cielo? Per capire chi sono di nuovo, sempre. La verità mi sfugge e mi confonde. Mi scappa via, è sempre un po’ più in là.

Stesa nel letto caldo non ho molto più da fare che ascoltare, da lontano e in silenzio, il canto secco degli uccelli.

Scivolo verso la primavera. La spio dall’orlo del burrone.

Ancora un po’ di canto estatico, poi mi fermo, a un centimetro dalla malinconia. In fin dei conti, cosa c’è da sapere che non sia questo istante frivolo, quasi comico, macchiato solo un poco di follia?

Vivere è scappare dall’inesistente.

Qualcosa si muove ancora sotto l’umido affranto.

L’occhio si chiude.

Dormo.

29 febbraio

LETTERA DI ADDIO

Metto i pensieri a stendere sul filo della ragione, pronta ad abbandonare la nave in qualsiasi momento.

Se ci sarà ancora mondo, qualcuno ne parlerà, altrimenti voleremo via tutti insieme, io e i miei pensieri appesi. Sono diversa negli occhi, però, ugualmente, amo. E le virgole? Domattina. Persa nel letto verde salvia, con una bottiglia d’acqua in mano. Morirò ancora di istanti, il ritmo del cuore nell’orecchio.

Meglio morta che sola, attrezzata di niente, parto per il vuoto. Il mio genio della lampada fa anticamera dall’altra parte del paravento. Ti ho amato tanto e spero che il mio tanto per te sia abbastanza.

Briciole di fosforo trasudano dal vecchio rosario. Fra tre venerdì si alzerà il vento. Allora, partiremo.

Dio, mio Dio, ascoltami: tappezzami di blu e di diamanti e diventerò cielo, e forse arriverò a primavera.

Io, né romanzo, né poesia: lirica in prosa.

Perchè dormire se poi si deve già morire? Scrivere, scrivere, e vivere. Le parole sono diventate la mia armatura. Raccoglierò tulipani. In fin dei conti, nessuno vive per morire. Ugualmente, vivendo, muoriamo.

Per ora, intanto, dormiamo. E i tulipani, chissà.

Disinfetto il cielo con un soffio. Non c’è pace intorno. Mi accendo davvero di tutti i colori dell’arcobaleno.

Lo faccio per me.

2 marzo

Caduta di nuovo nella debolezza, mi risveglio un istante al suono di una perla che rotola giù dal vialetto.

Dalla musica che emana, si direbbe una perla rosa. Socchiudo gli occhi verso l’interno e vedo proprio una perla rosa davanti all’ingresso del mio io. Rallento il battito, sbadiglio. La perla rosa ha lasciato una traccia, lucente appena di gocce sottili di pioggia trasparente.

Mi prende per mano e mi sussurra all’orecchio:” Ho un messaggio per te”. Per niente stupita, ma solo stordita, svelo i suoi petali di gemma per leggervi dentro: “ Vieni a giocare?”, firmato: Pruno Rosabruno.

Il cuore freddo, il cuore in panne, risponde:” Mi sforzo, provo, riprovo a volare”.

CIAO, ANIME BELLE CHE MI LEGGETE, E GRAZIE.