NATALE!

LE METAFORE DELLA VITA

Una luce azzurro ghiaccio invade dolcemente la finestra della camera da letto, e scopro che è giorno.

Una figliola mi chiede:” Mimma, mi realizzeresti dei pensierini di Natale per le mie colleghe?”, e una mimma ovviamente risponde:” Ma certo figliola!”, e il mio cuoricino si mette subito al lavoro.

Poi passa il giorno. Dall’ispirazione semplice tipica della mezzanotte già un po’ assonnata, sotto i raggi di stoffa country appesi al lampadario della stanzetta delle meraviglie e luccicanti al fuoco ormai silenzioso della stufa, nascono soluzioni carine che a chiamarle “ metafora della vita” sto un attimo. Tutte uguali, tutte diverse, gli ingredienti per la realizzazione di queste piccole e preziose metafore della vita sono proprio pochi. Il primo, il più importante, è la perfetta imperfezione.

Prendo una piccola metafora della vita in mano. Sembra una bomboniera. Teneramente ingenua, rivestita di lunghe e sottili striscioline di pizzo cotone povero, si presenta così, carina da coccolare. È impacchettata come se fosse un dono. Infatti la vita lo è. Apro la metafora spogliandola della stoffa.

La curiosità stimola la scoperta. Cosa ci sarà dentro? Cosa conterrà questo piccolo dono che sta accucciato comodo nel palmo di una mano?Chi è l’artefice del dono?

Quante domande suscita la vita, che avventura!

Ora apro il contenuto della metafora della vita che tengo in mano e scopro che si tratta di una piccola candela. Ha un profumo delicato. “Illuminerà e profumerà”, penso fra me. Poi, se scuoto dolcemente la candela, sento un suono provenire dal suo fondo. La candela che illumina e profuma nasconde qualcosa, nasconde una sorpresa. Il suono mi stuzzica altra curiosità. La metafora della vita, ora che è aperta, dimostra di avere altro da donare. Chiede l’impegno e la fatica della ricerca, perchè ciò che sembrava tutto, si rivela essere solo una parte. Obbliga a proseguire l’indagine.

Allora spingo, tiro, rovescio la metafora della vita. La candela si stropiccia, il fondo si piega, soffre, tiro e tiro ancora un po’ e…al suo interno trovo un altro piccolo tesoro: richiami al cuore, suggerimenti di luce, brillio, e una parola, una scritta, un pensiero. Perchè la vita deformandosi cresce, regala lezioni, informazioni, dolori, gioie.

Poi la ricomposizione. La piccola metafora della vita ormai è svelata, è scoperta, e non c’è verso di farla tornare come prima. La candela è un po’ rovinata, alterato il bordo, sconnesso il fondo, le scintille che vi si trovavano all’interno ora sono sparse qua e là. Mi fanno pensare che tutto cambia, tutto si trasforma.

Tutto questo, che senso ha?

La candela brucia, profuma, si consuma? Sì. Allora la piccola metafora della vita, con il suo candore, mi invia un messaggio di verità .

Tanto tempo fa un Maestro che non ha scritto nulla ma insegnato con i fatti, ha pronunciato questo insegnamento:” Se vuoi avere la vita devi donarla”.

Ma poi, cosa resta?

Il profumo della luce che hai donato.

ALPINISMO NATALIZIO

Lo faccio, non lo faccio, lo faccio, non lo faccio,lo faccio, non lo faccio? Sì, lo faccio! Ho deciso! Mi sono posta un obiettivo per il quale ci vogliono focalizzazione, tenacia e una grande determinazione. Me ne rendo conto. Ma ormai ho deciso. Ormai è deciso. Lo faccio. Ma faccio cosa?? Raggiungo la vetta, conquisto la cima! Ma di che cosa?

MA DELL’ALBERO DI NATALE, OVVIO!

I decori dell’albero mi osservano silenziosi con una punta di scetticismo.

“ Perchè, perchè mi guardate così? Invece di sostenermi, invece di incoraggiarmi, perchè quello sguardo di perplessitudine che smonterebbe una locomotiva in corsa?”, chiedo energica ai decori appesi all’albero di Natale che hanno l’atteggiamento sicuro di chi occupa legittimamente una posizione di prestigio e visibilità.

“ Perchè sono anni che prometti di farlo”, mi risponde con occhio sarcastico un orsetto in livrea scozzese al quarto piano dell’albero, “ ma poi all’ultimo momento rinunci e ti tiri indietro.SaraBilla, ci hai fatto perdere la speranza. Sei catalogata tristemente tra quelli che promettono ma non mantengono, e noi non ti crediamo più!”, e approfittando di una folata di aria calda proveniente dalla stufa, l’orsetto accenna una giravolta e mi mostra le spalle.

“ Ammetto che hai ragione”, commento all’addobbo incredulo e sfiduciato, “ ma quest’anno è diverso, quest’anno io sono diversa! Ho le carte in regola perchè il sogno non sia solo sognato, ma finalmente vissuto. Quest’anno tu non mi credi, ma io credo in me. E tanto basti a fare la differenza! Vertigini- non vertigini, ce la farò!”. E convinta dal mio stesso tono di voce, mi fisso alla base dell’albero, punto lo sguardo decisa verso la cima, sollevo i lembi del gonnone di panno fiorito lilla e bordeaux, e parto! La scalata ha inizio.

Scelgo accuratamente dove fare di volta in volta tappa con il piede ( ho ragionato infatti di usare sempre il destro per salire e il sinistro per stabilizzarmi), e il primo piano è raggiunto. Non male, direi. La pigna di cristallo con lo scoiattolo, all’inizio un po’ indecisa, si lascia scappare un “ brava!”, ma visto il silenzio del gruppo rientra subito con il suo entusiasmo e torna impassibile e fredda ritirata nel suo abito di ghiaccio finto.

Ma io non demordo. Non mi lascerò certo intimorire dal mancato tifo di quattro decori del piffero! E ancora più convinta riprendo la salita. Punto il secondo piano. Con una mano afferro con forza un ago candido del ramo di abete innevato, rinforzo la presa aiutandomi anche con l’altra mano, raduno gli intenti, e hop! Approdo al secondo livello. Una gocciolina di sudore spunta tra l’attaccatura dei capelli e la fronte, e inizia a fare il tifo per me. Io comincio a realizzare che ce la sto facendo, e felice mi metto a dondolare ritmicamente sul ramo del secondo piano che ho appena guadagnato. Dondolo, dondolo, dondolo fino a ottenere il grado giusto per lanciarmi in un balzo da supereroe che mi proietta al terzo livello, facendomi finire a cavalcioni di una collana di luci attorcigliata ad arte ad un ramo dell’albero.

Non oso guardare verso il basso per non farmi vincere dalla paura dell’altezza, ma so che già da qua potrei godere di un gran bel panorama. A quel punto l’omertà del gruppo di decori comincia a cedere all’entusiasmo e dal piano a metà fra la base e la punta dell’albero qualcuno comincia a credere che sto facendo sul serio, e l’atmosfera si colora di ottimismo. Un orsetto bianco di stoffa al quarto piano mi tende la zampetta.

Non faccio in tempo ad afferrarlo e sono già su! Caspita, ma allora sta accadendo davvero, ma allora!, e un altro scoiattolo mi cattura a tradimento con la sua coda, mi posa sulla sua groppa, e in meno di un attimo mi ritrovo…al penultimo piano!

L’aria si è fatta tersa, e da quassù la candela del presepe si trova alla stessa altezza, una gran bella altezza! Caspita! Quasi non ci credo! Sto per conquistare la cima. Il gonnone è mosso dalla corrente d’aria che soffia quassù. Bene! I piedi sono liberi da intralci per l’ultimo scatto verso la vetta.

Miro la stella sulla punta dell’albero, mi do una spinta con le babbucce di lana cardata, mi tendo all’impossibile nello sforzo con le braccia tese verso l’alto e… ci sono! Sono in cima! Aggrappata alla stella felice della mia performance, io felice parimenti, ci abbracciamo l’una all’altra ridendo a crepapelle, tra il boato festante dei decori che, abbandonata l’ultima punta di scetticismo, mandano urla di gioia da ogni piano dell’albero.

“ Brava SaraBilla, brava, evviva, felicitazioni vivissime,finalmente ce l’hai fatta, e tutto l’albero freme, e parte un famoso motivetto di Natale. Io sono ancora incredula, abbracciata alla stella della cima, e pian pianino inizio ad aprire gli occhi ancora chiusi. Non immaginerete lo sgomento che mi prende quando, distanziandomi un po’ dalla stella, vedo, vedo, che la stella sono io! Un’altra io!

“ Io sono la SaraBilla di quassù, e tu sei la SaraBilla di laggiù, ma siamo sempre la stessa entità! Ci siamo semplicemente ritrovate, riunite in un’unica essenza, ora che la tua paura di arrampicarti e di salire, ora che la tua paura di essere stella è stata vinta dalla tua nobile impresa appena compiuta.”Così mi spiega dolce la stella.

Infatti prendo coscienza che l’apparente dualità è scomparsa, l’inganno è rimasto a terra, e io e la stella ora siamo un’unica cosa. Così luminosa, così brillante, così sorridente, assaporo da quassù il bel panorama. Poi, sospesa da incanto, mi nasce una coda e allora… inizio a volare! Mi stacco dalla cima dell’albero, e gli giro radiosa e radente intorno. Il canto di Natale fa blu intorno, ed è un tintinnio scintillante di faville che mi partono dalla coda e si spargono a illuminare intorno. Che favola da favola è questa! E bastava solo un po’ di coraggio! Mi riposo esultante sulla punta dell’albero. Ora che sono tornata a casa ancora io, ma diversa, posso finalmente augurare a tutti:

BUON NATALE DI LUCE !

e che le stelle di quaggiù possano tutte abbracciare la stella di lassù che sono, ma ancora non sanno di essere!

ALCUNI DONI CHE HO RICEVUTO E CHE MI HANNO FATTO SENTIRE UNA BAMBINA IN MEZZO ALLA NEVE, RIEMPIENDOMI DI DOLCEZZA E TENEREZZA

Questo plaid porta l’immagine di Tonino Indaco ragazzo fiordaliso raccoglitore di stelle, protagonista di “Racconto breve” presente nella sezione ad esso dedicata qui nel blog. L’acquerello era stato realizzato su mia commissione da mia figlia Margherita, che ringrazio sempre per aver saputo ricreare il fanciullo proprio come io lo vedo nei mondi interiori. Il logo Eremhome è stato invece progettato dall’altra mia figlia, Gaia, la maggiore, e nella sua magnifica semplicità e intimità sintetizza tutto lo spirito del blog.Un regalo che riassume tanta meraviglia poteva non commuovermi e non farmi piangere? Ovviamente no. Quindi mi sono commossa e ho pianto. Chi mi ha fatto questo dono sa cosa significa per me questo luogo virtuale che cerco di riempire, pubblicazione dopo pubblicazione, con amore e bellezza. Dunque: chi mi ha fatto questo dono? La mia mamma! Che per rincarare la dose di dolcezza mi ha regalato anche questa bambola, che desideravo tanto da bambina ma che non avevo mai avuto l’occasione di ricevere. Ricordate le famose bambole da adottare, quelle dei cavoli??

Lei ride, mentre io la stringo delicatamente a me. E siamo vestite entrambe di rosa! Evidentemente il momento per incontrarci doveva proprio essere questo.E le sue braccia aperte che invitano all’abbraccio confermano la sua disponibilità verso di me.

Grazie mamma Babba Natala! Oggi, se serviva, e proprio mi serviva, mi hai chiaramente dimostrato il bene che mi vuoi. Questo giorno non poteva essere più bello. Grazie!