Una domenica al sole

L’Eremhome è l’ultima tappa. Se sei arrivato qui, non hai più molto da vedere, almeno su questo piano. Chiudo gli occhi e mi si apre l’occhio. Torno indietro, dentro, a guardare. Poi bussano. Come sempre, apro. Trovo una fila di sogni assiepati davanti al cuore. Sono belli, nei loro abiti sgargianti e colorati. Li osservo tutti con attenzione, li passo in rassegna, uno ad uno. Mi chiedono se li voglio adottare. Ci penso un po’ su, perchè ho scoperto che i sogni, come la vita, fingono di essere gratis, ma alla fine ti presentano sempre il conto. Così decido di rientrare. I sogni, per il momento, li lascio fuori. Perchè adesso sono questo, fino all’ultima mora. Lei è un dono, e la bocca si fa blu.

Mai prima delle cinque del pomeriggio, mai troppo dopo il tramonto. Questo è l’unico lasso di tempo fisico in cui d’estate esco dall’Eremhome. C’è una sfumatura d’oro che qui non trovo. Vale la pena allontanarsi un attimo. Parto con il mio zainetto da escursione, e spero tanto di incontrarla. Il sentiero è ghiaioso, il ritmo della camminata incalzante. Voce di fiume da laggiù, ma qui cantano gli uccelli, e mi arresto.

Poi mi arriva la voce del vento, e con lui l’odore di paglia mista al verde e al blu. E la vista si allarga.

Ma ancora non è lui, il colore che cerco. Allora proseguo bersagliera e fiduciosa. E mi arriva un bordeaux in regalo.

Ha un gusto dolce, fresco, quasi croccante, gioisco, perchè è un altro dono oggi, ma è sempre un altro il colore che cerco. Quella sfumatura d’oro mi serve per definire i pensieri divini. È il colore della santa coppa che la domenica le mani offrono al cielo. Ne ho proprio bisogno per la mia preghiera. È domenica. Poi sento campane, stupende campane. Loro mi dicono: ” È qui, l’oro che cerchi, è qui!”. Svolto a sinistra, imbocco una stradina, aumento il passo, accelero, con il cuore che fa tum-tum, da contrabbasso ai din-don e…meraviglia: tutto si allarga e tutto si placa, nell’oro! Eccolo!

Tanto, ricco, abbondante! Lo guardo entusiasta, perchè questo oro, all’Eremhome, proprio non c’è. È tanto, è grande, perfetto per la mia preghiera. Allora un po’ lo metto nello zaino, così da averne una bella scorta una volta tornata all’Eremhome. Il resto lo abbraccio in diretta e Lui, che sa tutto, già da sempre, che sa che lo voglio onorare, mi si accende davanti. A piene mani, a bracciate entusiaste, nuoto in quell’oro che si fa raccogliere docile. E lo offro al sole. E la offro al sole, la mia preghiera, proprio con questa sfumatura d’oro, proprio quella che cercavo, perchè oggi, è domenica.