ARSENALE DI PACE

PRIMA STORIELLA DI PASQUA

“Non basta che sia bella, deve essere magica!”. Così penso alla Pasqua di quest’anno mentre giardineggio con le mani affondate nella terra degli iris e nascoste nei guanti rosa fioriti. Tra pensieri di uova colorate e dubbi amletici su come addobbare il nostro albero pasqualizio, sale uno scampanellio d’incanto dal punto più remoto del vaso. Sento, sento, ascolto, scruto sotto le foglie rinsecchite dell’acero cadute in autunno e depositatesi a pacciamatura spontanea sul fondo del vaso dove già affiorano le cime degli iris, ma ancora non scorgo nulla. Un crik, un crok e ancora uno scampanellio. Libero delicatamente il contenitore dal vecchio rosso bruciato dal freddo stratificato ad arte, ed eccole lì, due trasparentissime ali . “ Orpino!”, esclamo sorpresa”, “ qui qualcuno si è perso il corredo da volo!”. “ Infatti, sono mie! Mi si sono staccate fuggendo dalle cinciarelle attirate dal loro luccichio!” e, risalendo alla fonte della vocina, mi ritrovo ad incrociare lo sguardo con una coppia di enormi occhi verdi. “ Me ne sono rimaste due, ma non riesco a bilanciarmi nel volo. Puoi aiutarmi?”. “ Ci credo che tu non ci riesca più, a volare! Sei libellula! Quattro te ne servono di ali per essere bilanciata, altrimenti, che libellula saresti? Lo sai che il nome “ Libellula” deriva dal latino “ libra”, che significa bilancia, in riferimento alla posizione orizzontale in cui tiene le ali per volare?”. La libellula tace, poi sospira, poi gli occhi le si fanno il doppio, poi commenta: “ Finito lo sciorinamento da zoologa spicciola, pensi di potermi aiutare oppure no??”. Dopo una mia imbarazzata schiaritura di voce, rispondo:” Certo certo, scusa, vado a chiamare rinforzi, perchè io da sola non credo di essere in grado…, torno in un lampo!”, e lascio la libellula aggrappata malamente a una violetta fortuita disponibile nel dintorno più prossimo al vaso. “ Toninooo! un’urgenza! un’emergenza!”, chiamo a gran voce rientrata nella stanzetta delle meraviglie, e dalla porticina della sua cameretta sul cuore fiorito appare la sua zazzera giallo-oro spruzzata di viola. “ Checc’è checc’è, amica SaraBilla?”, mi chiede Tonino curioso solerte come sempre al mio richiamo. “ C’è che c’è una libellula infortunata e dimezzata nella sua strumentazione di volo! L’ho lasciata in perigliosa posizione su una violetta disponibile accanto al vecchio vaso degli iris neri. Più di così, non so proprio cheffare! Puoi intervenire tu?!”. “ Ma certo, volentieri”, mi risponde Tonino Indaco etereo ragazzo fiordaliso raccoglitore di stelle, “ prendo la mia bisaccia da soccorso e arrivo!”. In un lampo siamo in giardino, l’amica libellula stranita e pensierosa sempre agganciata alla violetta.”Mi si vuole aiutare sì o no?!”, dice scordata d’animo, “ perchè, in caso contrario, mi stacco pure le altre due di ali rimanenti, e me ne vado a pesca a piedi!”. “ Uuuuu, che impazienza!”, rimbrotto io a quel punto, “ ti ho trovato il meccanico migliore del circondario, se hai un po’ di santa pazienza e fiducia risolviamo il guasto!”. “ Ok, ok!”, mi risponde la libellula, “ sia fatta la vostra volontà” e, sospirando, si zittisce. Tonino arriva entusiasta come sempre fischiettando dentro una tutina blu cielo deliziosa che non gli avevo mai visto prima indossare , saluta la libellula con un sorriso spiazzante che gli va da ciocca a ciocca, carica l’animaletto sulla sua testa morbida, e i due partono verso il pruno RosaBruno con me al seguito. Giunti sul posto prestabilito, Tonino adagia delicatamente la libellula su una coltre di petali rosa, e inizia manovre improbabili a qualsivoglia essere umano. “ SaraBilla”, chiama melodioso, “ passami un’ala”, e i due spariscono in una nuvola glitterata argento, e poi, a nube svaporata, “ SaraBilla, passami la seconda”, e stavolta i due svaniscono in una nebula dorata. Dopo alcuni istanti, ricompaiono Tonino vittorioso e la libellula elettrizzata di gioia con i suoi quattro gioielli luccicanti di nuovo a posto, revisionati e perfettamente funzionanti. “ Era un po’ che non facevo da meccanico celeste! Grazie libellula! , mi sono proprio divertito!”. “ Grazie a te!”, risponde lei”, porterò il tuo biglietto da visita alle colleghe per i prossimi tagliandi! Sei davvero un eccezionale meccanico celeste! Grazie! Buona Pasqua!”. “ Buona Pasqua!”, risponde Tonino allegramente, un bagliore negli occhi e un sorriso frutto di quelle polverine argento e oro. “ SaraBilla, rientriamo per una merendella? Questa storia di ali mi ha messo voglia di colomba dolce!”. “ Caro Tonino: ci sto!”. E ci dirigiamo verso casa sotto una nevicata di petali del pruno RosaBruno.

Buona Pasqua, che più bella, più magica di così, non l’avrei potuta augurare!

SECONDA STORIELLA DI PASQUA: Q.B.

Accomodato sui germogli di trifoglio con un binocolo incollato sugli occhi, Tonino se ne sta candido a rimirare. “ Tonino, buongiorno! Cosa stai rimireggiando?”, gli chiedo curiosa dopo averlo spiato a lungo dalla finestra della cucina. “ È lungo l’elenco che potrei snocciolarti, amica SaraBilla”, mi risponde Tonino Indaco etereo ragazzo fiordaliso raccoglitore di stelle senza staccare gli occhi dal suo mirabolante attrezzo da osservazione, “ ma per comodità di sintesi ti rispondo in breve: cerco pizzichi, ed è tutt’altro che semplice!”. “ Pizzichi?”, rispondo io interrogativa, anche se lo sapevo già da prima di chiederglielo che da Tonino c’era da aspettarsi una risposta quanto meno fuori dal comune. “ Pizzichi di cosa??”, aggiungo con un punto di domanda in più a significare la mia aumentata solleticante curiosità. “ Ma pizzichi di tutto!”, risponde il fanciullo, appoggiando per un attimo il binocolo nella conca delle sue gambe incrociate sul morbido tappeto verde, e liberando braccia e mani per un gesto che in un istante sembra voler accarezzare il bordo dell’universo, mentre scintille gialle e viola sprizzano briose all’intorno. “ Nelle mie lunghe peregrinazioni sulle profonde questioni dell’essere, mi sono imbattuto nella ipotetica possibilità che un pizzico di qualsiasi cosa possa essere la soluzione definitiva al vivere quotidiano . Pensa!: per quel ramo lassù, ancora spoglio, basterebbe un pizzico di verde e sarebbe germogliato. A quel praticello tenerello laggiù basterebbe un pizzico di bianco viola giallo spruzzettato qua e là e sarebbe fiorito, e ad aggiungerne solo un pizzico in più sarebbe tutto fiorito, e ad aggiungerne ancora uno sarebbe uno sproposito di praticello super fiorito. Con un solo pizzico di fantasia si potrebbe battere la primavera sul tempo, e avere tutto esploso di vita e di colore in un solo istante! E poi… e poi…!”, e Tonino si infervora invasato d’immaginazione e prosegue in un crescendo la sua fantastica visione, “ a volerne mettere un po’ nel cuore degli uomini, basterebbe un pizzico d’amore a rendere tutto più bello: un pizzico di gioia ai tristi e se ne andrebbero cantando “ TRILLULLERO TRILLULLÀ” per la strada; un pizzico di volontà in più spesa nel posto giusto per veder sparita la povertà e vedere la luce brillare negli occhi dei piccoli; un pizzico di compagnia a riempire la solitudine; un pizzico di salute a vedere vinta la malattia. Così, pizzichi, solo pizzichi! Ma sarebbero azioni così gigantemente enormi da far primavera cantata perenne su tutto il Pianeta Terra e nei piccoli pianeti cuori. Ecco!”. E con le ciocche dei suoi capelli gialli inondate di un viola acceso, Tonino sospira un pizzico e si ri-incolla il binocolo agli occhi. “ Sì, Tonino, ho capito: un pizzico!”. Rientro in casa all’indietro per non voltare le spalle al pensiero più bello che io abbia potuto ammirare all’Eremhome negli ultimi tempi, rimugino un po’. “ Dove l’ho messo?!”, commento fra me e me, e mi tuffo a rovistare nel ripostiglio del verde. “Eccolo!”. Brandisco entusiasta un vasetto multicolore con raffigurato sopra un unicorno in un recinto. Gli apro il recinto dicendogli:” Ho deciso che sarà qui che seminerò per il mio prossimo raccolto! Sì, seminerò un pizzico di…speranza! Non ho dubbi: anche lei, fiorirà!”.

L’unicorno mi sorride e se ne va a brucare più in là.

TERZA (E ULTIMA) STORIELLA DI PASQUA

Tonino si è alloggiato stabilmente in cima alla magnolia gigante. Non vuole proprio decidersi a staccare lo sguardo da dentro il binocolo. “ Oè, biondo, lassù”, gli dice Diamantina con fare sarcastico(come suo solito), peregrinante nel suo recinto da giardino, e continua:”Sganciati da quell’attrezzo, che qui abbiamo da fare: c’è una festa di Pasqua da allestire!!”. Tonino, serafico, abbassa pacificamente il binocolo, guarda giù quieto, e dolce e affabile (come al suo solito, invece), le dice: “ Ma certo! Ormai sono giorni che scruto l’universo da qua, e penso e ripenso alle ultime esperienze, agli ultimi incontri, agli ultimi dialoghi con le stelle che con questo magico binocolo scorgo anche di giorno, o fra le nuvole, o…”. “ O basta!”, lo interrompe la bianca coniglia, “ non lo vedi con quel coso che si sta alzando una tempesta? Dobbiamo mettere in salvo l’occorrente già raccolto per la nostra festa fantastica, prima che grandini!”. “ In effetti”, commenta Tonino,” perso nelle mie perlustrazioni celesti, e dopo il salvataggio della libellula, e dopo i pizzichi, mi sono distratto un po’ troppo! Sai, in realtà, il binocolo nasconde al suo interno un caleidoscopio, e potrei rimanere imbambolato a rincorrere i suoi giochi fluttuanti e cangianti per un tempo infinito.” “ Bene allora”, rimbrotta severa Diamantina, “ alla buonora che ti sei risvegliato all’Eremhome. Forza! Che il vento ingrossa!”. La giostra del vento spinge le pecorelle alla follia, volano i petali della magnolia, ed è tutto un turbinio intorno.

“ Qui con i cesti, qui!”, strilla ora anche Frolli bianco coniglio garibaldino che, con la sua barba a sbuffo e l’occhio color zaffiro , ormai da tempo persuasosi che Diamantina sarebbe la sua Anita ideale, la partner che ha sempre sognato, deciso a conquistarsela è entrato in azione tentando il meglio di sé. “ I cesterelli, presto, approfittiamo delle folate gelide, raccogliamo finchè possiamo prelibatezze morbide e delizie croccanti”, riferendosi appunto ai fiori giganti della magnolia strappati dal forte vento, mentre lei stessa tenta di recuperarseli ai vortici come chi volesse trattenersi i capelli scompigliati dall’aria.

“ Vedi”, osserva Frolli signorilmente pur nella concitazione del momento rivolgendosi a Tonino volato giù d’un balzo dalla cima dell’albero, “i petali della magnolia, se ci fai caso, hanno giustappunto la forma di un uovo di Pasqua. Lo avevi notato? Sai…noi conigli, non possiamo mangiare cioccolata!”. Tonino non fa in tempo a rispondergli che una raffica potente scuote tutto l’Eremhome, e la campana a vento dondola impazzita una sua concitata canzone.

Ed è un fuggi fuggi generale. Diamantina ora rimbrotta sia Tonino che Frolli, lui che vede tristemente allontanarsi i suoi progetti amorosi avendola indispettita suo malgrado, e poi tutti si rifugiano nelle loro rispettive abitazioni, chi in casa, come Tonino e Diamantina, chi nella dependance verso la cascata, come Frolli. Nella diaspora, fra i pensieri gambe all’aria della festa di Pasqua, rimangono la magnolia gigante, scomposta e sempre più spettinata, e l’unicorno del vasetto multicolore, liberato da SaraBilla per fare della sua area-recinto un orto di speranza, pascolante imperturbato più in là e affatto preoccupato dalle circostanze meteorologiche. Lui, che è telepatico, sente le emozioni di tutti,

sente che tutti si stanno domandando: “ Ma questa Pasqua, allora, come sarà?!”. Dalla sua bocca ruminante erba-chewing gum produce una enooorme bolla-sentimento-pensiero con all’interno un quadro fluttuante nel futuro prossimo creato dai due sparuti conigli. Compaiono infatti Frolli e Diamantina, con corone di fiori luccicanti e alberi splendenti e uova di Pasqua invitanti. Le ghirlande proteggono una scritta:

HAPPY EASTER

recita la scritta, mentre da una filigrana tra Frolli e Diamantina inizia a intessersi un cuoricino prezioso. E allora, sarà una buona Pasqua, dico io che scrivo, e aggiungo pure un punto esclamativo

!