PENSIERI VARI ED EVENTUALI

Lulù io la chiamo Lu-lù-micina. In verità non la chiamo, le dico:” Vuoi venire oppi?”, e lei mi allunga le zampette e mi si arrampica fin sul cuore. Anzi, non le devo neanche chiedere:” Vuoi venire oppi?”, perchè è lei che mi allunga le zampette e si arrampica fin sul cuore. In un abbraccio terapeutico. E io, cosa dico? Ovviamente, accetto!

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Se c’è il sole, se c’è un ultimo fiore di elleboro fiorito sul davanzale della finestra della cucina, se c’è come panorama un trio sgambettante di conigli nei loro recinti, non si può che essere felici. E se tutte queste cose non ci fossero? Si inventerebbero.

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Noi tutti, dico tutti, abbiamo dei doni, o comunque almeno uno. Pochi riescono a farli fiorire fino all’eccellenza. Per esempio: c’è chi muove in modo mirabile il corpo fisico; c’è chi ama in modo mirabile con il corpo emozionale; c’è chi pensa in modo mirabile con il corpo mentale; e c’è chi loda Dio in modo mirabile con il corpo spirituale.

I primi sono grandi ballerini e ballano con il corpo fisico; i secondi sono splendide creature caritatevoli, e ballano con il cuore; i terzi sono grandi pensatori, e ballano con i pensieri; i quarti sono geni spirituali, e ballano con Dio.

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“E se?”, non c’è: c’è solo quello che c’è. Stamattina apro gli occhi e ringrazio. La mia coscienza è ancora qui, in questo involucro, e attraverso di esso e i suoi strumenti, guarda fuori dalla finestra. Sempre la stessa riva di prato un po’ scoscesa, sempre lo stesso albero con i rami ancora spogli che si intrecciano, sempre la stessa collina disegnata in quella fettina di cielo ultimamente sempre azzurro.

E Dio? Dov’è? Ma ovvio, è ovunque! Lo tocca la mano sinistra toccando la destra che scrive. Lo tocca l’occhio curioso che spazia fino al petalo sottile di quella primula parcheggiata sotto il gelso, rilassata tra una roccia e un ciuffetto di muschio. Lo ascolta l’orecchio che incontra la melodia del pettirosso. È nella mia domenica semplice. La mente, libera dai progetti, dai programmi, dagli affanni, si vede grande. In questa enorme sala danzo, e ringrazio.

Raccolgo i capelli in un piccolo chignon. C’è posto per l’ispirazione. La invito a entrare. Si accomoda ai piedi del letto, raggomitolata come un gatto. Mi fa le fusa. Mi sento amata, accudita, e ringrazio.

“Fri, fri, fri”: sono arrivati i fringuelli.

Anche il viola insiste, spinge verso l’alto: anche lui vuole incontrare quella fettina di cielo sempre azzurro. E la polmonaria officinalis, indecisa tra il viola e il lilla, fa le belle al sole. Penso:” mi piace questo vivaio! Economico ma efficiente”, mentre il teatro del bosco si attiva in mille effetti speciali. Penso: “Oggi, che è domenica, seminerò. Seminerò i miei pensieri. Pensieri nati da me. Quelli suggeriti dal cuore, non quelli subdoli dalla provenienza oscura. Quelli più alti, più luminosi e belli che posso pensare! Ecco, eccoli, li sento arrivare! Sono tanti, sono colorati, sono sorridenti. Scendono da quella fettina di cielo sempre azzurro, scendono brillanti, come risa di bambini, e si affollano attorno al mio piccolo chignon. Un po’ di solletico tra i capelli, e sono già nella mano, nella penna, sul foglio. Il pettirosso si compiace. E io ringrazio.

Adesso la fettina di cielo sempre azzurro è raddoppiata! Mi alzo per andare a vederla direttamente dal prato. La polmonaria mi aspetta. La domenica semplice continua, tutta così. E ringrazio.