L’ALCHIMIA DELLE RISATE.

Vado in perlustrazione. Una misteriosa missiva mi informa infatti che un pezzo di riva verso il torrente, stranamente, non ha nemmeno un fiore. “ Come è possibile!?”, mi domando sconcertata, “ proprio adesso, che è tempo di risorgere, che è tempo di sperare di più. Come è possibile che proprio adesso, che è tempo di abbracciare il cielo, il sole che ribrilla, e di riabbracciare la terra, gli alberi, il prato, con gli occhi, con il cuore, con l’anima, con tutto l’essere intero ,e che l’Universo è passato oltre, ci siano ancora angoli oscuri, bui, senza meraviglia!?”. Mi ritrovo sulla riva, gli alberi spogli, la natura ancora che si stropiccia gli occhi come di prima mattina, e chiedo al torrente, con il suo ritmo per ora lento, e i suoi sassi, e i suoi massi, e il suo ordinato disordine:” Torrente! Secondo te, perchè quest’angolo di prato, a dire il vero scosceso un po’ e scomodo da calpestare, appare ancora così nudo di rinascita, di risveglio, proprio adesso che è tempo di riabbracciare il cielo, il sole che ribrilla, e di riabbracciare la terra, gli alberi, il prato, con il cuore, con l’anima, con tutto l’essere intero, e riaffondarci le mani dentro?”. Lui, imperturbato, per un po’ continua a scorrere indifferente, si gira a destra, poi svolta a sinistra, rallenta a raggiungere quell’ansa, poi con un saltello schizza due spruzzi d’acqua, si avvolge candido azzurro a una liana pendente da un ramo di un albero appoggiato alla sua sponda, e prosegue a balzelloni alzando un po’ la voce. Poi con un gorgo indietreggia di un attimo, mi si ferma, pur scorrendo, davanti, mi punta gli occhi verde muschio negli occhi e mi dice:” Sara! Ma non lo vedi? Non lo senti? Questo silenzio ombroso. I fiori non vogliono nascere dove non ci sia suono di risate e luce di sorrisi!”, e prosegue borbottando tra una roccia e una cascatella, lasciandomi a pensare. Ascolto il silenzio ombroso. “ Giusto”, rifletto,” come ho potuto non accorgermi dell’assenza di uno dei requisiti fondamentali nella lista che fa primavera! Ma un’idea ce l’ho, e a portata di mano!”, e soddisfatta cavalco verso casa. Una volta entrata, chiamo a raccolta il mio esercito di paladini della luce che mi si materializzano davanti all’istante. “ Tonino! Diamantina! Ho bisogno di voi!”. Ci stringiamo in un cerchio serrato e parte la consulta. La squadra ora è pronta e organizzata e, carichi di entusiasmo, ci dirigiamo in banda verso la riva oscura. Una volta arrivati, lancio i due collaboratori all’attacco e…succede un carnevale! Tonino gorgheggia con il flauto mentre Diamantina si tuffa in una vorticosa danza a sgranchire le lunghe zampe salendo su e giù giù e su per il piccolo pezzo di sottobosco incupito disegnando anelli attorno ai sottili tronchi d’albero che sbucano fissi dal terreno. Ed è tutta una nuvola di note stropicciate, un po’ dritte un po’ storte, e l’aria scoppietta, e Diamantina una palla di neve sulle foglie secche scricchiolanti e addormentate, basite, e Tonino a spifferare con il suo flauto a gomiti in su, verso il cielo che ,curioso , sbircia l’evento fra i rami. Una pazzia di gioia, un vero raptus di follia giocosa, e i due alla fine, stremati e divertitissimi, ridendo a crepapelle, rotolano dalla cima della riva fin sul bordo del torrente a berne l’acqua cristallina e gelida mentre due trote spione e stranite li stanno a guardare da dietro una grossa roccia grigia sommersa. “ Non mi sono mai divertito così tanto, Diamantina!”, esclama Tonino rivolto alla sua collega di risate. “ Tonino, quanti salti, quante capriole, che sbellicata pazza!”. E si allontanano dal torrente, Diamantina sulle spalle di Tonino, tenendosi ancora la pancia per le atletiche risate, assolutamente dimentichi di me che li avevo per l’appunto interpellati e per niente curiosi di verificare l’esito del piano. Non faccio in tempo a richiamarli che così, all’improvviso, mi si para davanti uno spettacolo indicibile: la riva, da oscura, si è riempita di crochi e bucaneve!! Miracolo!! Le capriole di Tonino hanno fatto il viola spruzzato dai capelli per i crochi, e i salterelli di Diamantina hanno dato il bianco dal suo candido pelo per i bucaneve. E io crollo a terra come sempre dallo stupore mentre il torrente, laggiù, borbotta la sua sogghignante risata.