GIORNATA BLU

Tendo l’orecchio al giardino e punto gli occhi al cielo e decido che ci sono prove incontrovertibili di una giornata coi fiocchi. Infatti il cielo è blu blu blu blu e l’aria punteggiata di suoni che riecheggiano lontanamente un principio di primavera. Il calycanthus non accenna a diminuire le portate di fiori, e ogni singola gemma che sboccia fa da irresistibile richiamo a una nuvola di clienti impellicciate e impazzite di gioia: api così infagottate nei loro giubbotti pelosi da far invidia agli Eschimesi.

“ Bz, bzzzz”, è una lingua che conosco bene! “ Salve amiche! Ben ritrovate! Era da un po’ che non vi vedevo ronzare qui attorno. Qual buon vento vi riporta all’Eremhome?”. “ Vento di primavera!”, mi sento dire da più su, ma ancora non riesco a rintracciare il soggetto parlante. “ La giornata è decisamente calda sotto i raggi di questo sole splendente, e il calycanthus di ottima qualità!”. Ancora non riesco a decifrare esattamente da quale dei mille e più fiori agganciati ai rami provenga il laborioso ronzio. “ Sono qui, sono qui su, ora ingrano la retromarcia e ti raggiungo per un salutino!”. Un’ape tutta inzuccherata di giallo-crema dalla punta delle antenne in giu, sbuca faticosamente da un fiore odoroso, incespica un attimo maldestra nella manovra, e il secchiello con il suo prezioso bottino dorato mi cade sulla testa malamente. “ Aia!”, esclamo senza potermi trattenere, “ iniziamo bene la stagione della raccolta, sulla mia testa!”. “ Scusa”, risponde l’ape sinceramente mortificata, “ non ho ancora scaldato bene la tecnologia di volo, mi si perdoni l’imprecisione, ma siamo appena a inizio febbraio! Come posso riparare?”.” Ora penso”, commento, e intanto mi massaggio il mini bernoccolo.” Dunque”, riprendo, “ potresti…potresti…darmi qualche dritta sulla raccolta del polline!”. “ Più facile a dirsi che a farsi! È un’arte antica questa, non ci si improvvisa mica! E poi, guardati…sei gigante! Come potresti mai farcela!?”. “ Come darti torto, ma proviamoci, dai! “. “ Ok, dice l’ape arresa”. “ Allora immaginati piccola, più piccola, e ancora più piccola!” E io, ubbidendo , mi immagino piccola, più piccola, e ancora più piccola e… divento piccola, più piccola, e ancora più piccola per davvero! Dura un attimo, così breve che non saprei dire quanto, e l’ape mi prende per mano, e mi porta su, sul fiore più bello, più profumato, mi spinge dentro da dietro con forza e grida: “ E ora…succhia, e raccogli!”. E io succhio, e raccolgo, e resto quasi senza fiato. Poi sento una voce: “ Sara, svegliati! Checcifai addormentata sotto al calycanthus?!” . È Tonino ragazzo fiordaliso raccoglitore di stelle che mi chiama incuriosito, anche se a guardarmi ha già capito tutto. E mi dice:” Vedi di ripulirti il naso prima di farti vedere da quelli di casa!”. Io, ancora intontita e inebriata, mi metto a sedere, mentre Tonino prosegue:” Tranquilla, non lo dirò a nessuno! In fondo, chi non ha mai pensato di essere per un momento ape nel fiore?!”. “ Già”, rispondo inebetita a cercare di trovare il punto di sutura tra il sogno e la realtà. Ma poi miro in su, scorgo l’ape, lei scende verso di me a otto, mi passa davanti un secondo, mi fa l’occhiolino e se ne vola via sorridendo con il suo secchiello verso il cielo blu blu blu blu.