POSTA DEL CUORE

“ Eiiiiii, voi, laggiù!”, chiama la renna bianca da una mensola della stanzetta delle meraviglie. “ Non credo ti sentano”, commenta l’angelo d’argento pendente dalle sue corna e arrampicato sul suo naso. Il mammifero non demorde: “ Ragazze, laggiù! Ci sentite? Ci vedete?”. “ Mannaggia, ma quanto insisti”, replica il sacro alato, “ davvero le tue mi paiono inutili grida al vento!”. “ Ei, bi-elica, fammi fare il mio! Da quassù si vedono cose che vanno condivise! Strano che tu non mi sostenga! Dovrebbe essere mestiere tuo più che mio. Se avessi due ali invece che un paio di corna, mi sarei già precipitato giù in picchiata da quelle donzelle. Ho messaggi importanti. Da qui si scorgono eventi importanti”. Allora l’angelo, arresosi, scosta le mani che gli erano servite a ripararsi le orecchie dai richiami della renna e le propone:” Dimmi di quale o quali messaggi vuoi che sia foriero, mi incarico di trasportarteli laggiù”. “ Orbene”, risponde la renna, ti detto la lista dei messaggi e il loro contenuto. “ E a chi sono rivolti, per la precisione?” “ Torno a dire: alle due ragazze laggiù”, e addita un’orsa e una coniglia adagiate morbidamente su un letto di fiori dipinti, sullo sketchbook di SaraBilla.

“ Le vedi? Quelle eleganti ballerinette, in un momento di pausa dall’allenamento quotidiano. Mi pare abbiano bisogno di conforto. Infatti, più che in pausa per riprendere fiato dall’allenamento sfiancante, mi paiono giù di corda. Ma io da quassù vedo cose mirabili, mirabilissime! Allora sei pronto? Ti detto:” Hola, fanciulle, gioite e gioite! Da attento osservatore di ciò che avviene fuori dalla finestra della stanzetta delle meraviglie, vedo che la luce pian piano si riprende spazio. L’inverno ormai si annoia. La tenebra si scompone. Ancora non è chiaro, ma qualcosa si muove. Orsù, alzatevi, riponete la triste maschera, continuate le prove per il ballo di primavera, che l’esordio non v’abbia a cogliere impreparate. Gioite, gioite, la luce ormai non si attarda!”. La renna, dopo l’enfatico comizio, si quieta un attimo. Poi, dopo la dettatura, riprende incalzante:” Hai scritto? Hai scritto tutto?” “ Un po’ ridondante”, dice l’angelo munitosi nel frattempo di carta da lettere e penna stilografica. “ Gioite, gioite e?? Mi sono perso alla fine, ridetta, ti prego!”. “ Uuuu, risponde la renna scocciata, “ e per fortuna che sei un angelo di professione!…Gioite, gioite, la luce non si attarda”. “ La luce non si at-tar-da”, sillaba l’angelo. “ Punto. Ho scritto. Vuoi mettere la firma?”, chiede l’angelo. “ Firma tu per me”, risponde la renna. “ Ok”, dice l’angelo, e sigilla con un cuore.

E ora che ho scritto la mini-storia, a chi la racconto?

Ascolto internamente chi legge le mie storie. Sono voci, sono menti, sono cuori. A volte rigano dritto, e il paroliere di lettere, quasi fosse uno spartito, si fa musicale, e sento che viene letto correttamente. Altre volte invece… E mi viene da dire: “ Ma no! Non si legge così, non è quello il tono giusto! la giusta inflessione di voce! Con quell’accordo pronunciato a quel modo non si capisce quello che intendevo dire io. E allora? Chefffare?

TE LA RACCONTO IO UNA STORIA!

TE LA RACCONTO IO LA MIA STORIA!

E COME VIENE VIENE!