Diamantina si è materializzata. Così, in un “puff”, è comparsa davanti ai miei occhi. Non l’ho riconosciuta subito, strano ma vero,vero e strano che sia andata proprio in questo modo. Mi sentivo attrarre, là, a destra, mi sentivo chiamare, camminando nel centro commerciale. Allora mi sono fermata, ho indugiato un po’, e poi sono entrata. “ Mamma, mi fermo un attimo in questo negozio”, ed entro. E poi, una volta entrata: “ Mamma, vado un attimo a guardare gli animali”. Appunto, un attimo. Circondata da canarini operisti, una vetrina di cristallo. Profumo di fieno e camomilla. Guardo, ma ancora non vedo. Di nuovo mi sento attirare , di nuovo mi sento chiamare. Una pallina di neve, un occhio azzurro azzurro e …patatrac. Allora vedo. Allora “ LA “ vedo. Attorniata da una combriccola di compagne multicolori e saltellanti, solo lei, ferma lì, davanti a me, sofistica, con un filo d’erba di montagna in bocca:” Era ora che mi notassi! Sono giorni che ti aspetto! E tu, cheffai? Te ne vai diritta! “ Ma , ma” dico io balbettando”, “ tu, tu, sei DIAMANTINA! In carne, e ossa, e pelo, non sei la mia Diamantina di peluche, sei, sei… VERA!”. “ Senti”, mi risponde lei un po’ scocciata, “ hai intenzione di portarmi a casa così ti spiego tutto con santa calma, o dobbiamo star qui a far Natale? Sì, mi sono materializzata, vedi! Ero stufa di farmi sballottare di qua e di là agganciata alla tua borsa, e allora mi sono trasferita. Dai, comprami che si va a casa, e poi parliamo in pace che quel canarino mi assorda!”.
Io, allibita, ancora balbettando, le domando: “ Pellet?”. E lei strizza l’occhiolino.
Adesso è a casa, proprio all’Eremhome, a prendere confidenza con la materia, a sperimentare come possano essere scivolose le piastrelle di un pavimento, schizzata d’acqua, e tutte quelle cose lì.
E io? Ancora balbetto.