La piccola storia di Topo Topicchio.

L’Eremhome nella Contea di Kenelot non smette di stupire per quanti avvenimenti vi si verifichino con cadenza a ritmo giornaliero e considerando l’amenità del luogo. Non c’è quotidianità che risulti vuota da un accadimento che non valga la pena di segnalare e descrivere. L’altro giorno, per esempio, è stata la volta della inaspettata visita di un piccolo topo selvatico. Non un topo qualsiasi, un generico apodemus sylvaticus, per intenderci, ma di un apodemus sylvaticum dai nobili natali, a mio avviso, considerandone l’aspetto, un vero topo di alta genealogia. Un onore per l’Eremhome, insomma. Capita infatti che, non si sa per quale magico inspiegabile miscuglio di circostanze, da un famoso libro di Beatrix Potter scivoli fuori lui, questo micro stupendissimo topo, e si ritrovi tra il tenero trifoglietto sparso a macchie in giardino di fronte alla cucina. Come abbia fatto a cadere dal bordo delle pagine del libro di Beatrix è ancora fatto inspiegabile e tutto misterioso da verificare. Ma resta che la cosa sia realmente accaduta, certificata da sicura documentazione video-fotografica prodotta da Gaia. A trovarlo così, spaesato, con due occhi a spillo piantati in un musetto a punta delizioso, le due giovani di casa, appunto Gaia, e poi, di seguito, Margherita, accorsa prontamente anche lei al richiamo della sorella. Inutile dire come le due si siano subito immedesimate nel ruolo di soccorritrici! Quando capita che il nastro della macchina degli eventi rallenti un attimo, e il film si interrompa anche solo per un impercettibile istante, dopo il rimbalzello iniziale, per chi coglie l’attimo del buco prodottosi nella maglia spazio-tempo, succedono cose strane e imprevedibili, e così per esempio, da un libro di storie per bambini del secolo scorso ci si ritrova all’Eremhome, o da qualsiasi altra parte dove la vita è poesia, che io non so. Precipitare al trifoglietto del nostro giardino per un topo da illustrazione non è cosa da tutti i giorni, certo ! Le due giovani di casa dunque, esperte in questi fenomeni di smaterializzazione e ricomposizione da una dimensione poetica ad un’altra, si mettono solerti in modalità aiuto. ” Hey, piccolo”, dice una, ” tutto bene?”. ” Si si”, risponde lui, dopo un attimo di sconcerto. ” Ho sentito che stavo scivolando, ma non ho fatto in tempo a trattenermi con la codina per non cadere di qua”. ” Topo Topicchio”, dice l’altra”, non ti preoccupare: ora ti aiutiamo noi a ritornare nel tuo bellissimo mondo di provenienza”.

Lo prende delicatamente fra le mani inguantate di fiori rosa e lo incoraggia a recuperare l’orientamento verso la sua naturale dimora libresca attraversando la ringhiera-portale-spazio-tempo che separa la poesia dell’Eremhome da quella del racconto. Ora è un attimo, un saltello, e Topo Topicchio è tornato giù, o su, non si sa, nella sua home. Tutti i presenti però, prima del suo salto, hanno sentito la musica di un “grazie” prodotta dai baffetti di Topo Topicchio usati a mo’ di corda di violino. Una bella melodia, quel grazie. Anche se non abbiamo fatto in tempo a chiedergli: ” Ma tu, sei davvero Topo Topicchio?”.

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CAPELLI D’ARGENTO, OCCHI DI CIELO.

All’Eremhome, oltre agli incontri tra i vari esseri appartenenti a vari Regni e a varie epoche storiche, ne accadono anche fra esseri appartenenti allo stesso Regno e alla stessa epoca storica. E sono forse più straordinari delle prime tipologie di incontro se a fare da protagonisti entrano in scena affetti famigliari che creano spettacolari catene di geni, sequenze di dna ancora vitali, attive e contemporanee. Un vero onore abbracciare chi, attraverso il suo contatto, ti fa risentire la presenza di chi ha già saltato la ringhiera spazio-tempo. Dolcissima zia argento-azzurra. Cinquant’anni fa mi coccolavi tu, io appena spuntata a questa vita; oggi ti abbraccio io, all’Eremhome!