Una conversazione lieve con una rospa è ciò che ci vuole per conciliare il sonno e coricarsi in santa pace. Da diverso tempo Rospika è accasata sotto la foresta di anemomi giapponesi che ha ormai invaso la piccola porzione di giardino di fronte alla cucina. Ogni sera, quando esco con Yoda per l’ultima passeggiata, o a sbattere la tovaglia dopo cena, la incontro. Sta fissa e immobile, accovacciata a dovere, con un’aria severa e impenetrabile che a volte mette un po’ di soggezione, mimetizzata per ben benino tra qualche foglia o erbetta. Ci rivolgiamo un reciproco educato buonasera prima che io inizi a sciogliermi di tenerezza davanti ai suoi occhioni scuri. Bella è, bellissima, e glielo ripeto più e più volte. Solo quando sono colta dalla dolcezza più esasperata e le dico sommessamente “Ma quanto sei carina!”, che per me vale mooolto più di bella o bellissima, allora lei accenna uno sbattere di ciglia da capriolo, e io lì mi ingiuggiolo. Buona notte, bella bellissima carina Rospika, ci si rivede domani sotto la luna piena blu.