“Hey, tu, ragazzo con i capelli macchiati di viola.”
Tonino Indaco, richiamato dal suo vagabondare pensoso, arresta il passo. “Chi mi chiama, qualcuno mi chiama, o mi sono inventato tutto?!” “Ragazzo, fermati un istante, ho bisogno di aiuto!” La voce proviene da un albero semispoglio sul bordo del sentiero sassoso. Tonino volge lo sguardo in su e scopre la fonte del richiamo. “Ah, eccoti, sei tu, mi pareva proprio di sentirmi chiamare. Ma, che ci fai lassù?!” “Indovina un po’, l’arrampicata celeste!” Che vuoi che ci faccia quassù?! Mi sono incastrato, non lo vedi? Devo pure spiegartelo, come se non si capisse la cosa senza tanti giri di parole!” “Oè, aquilone, certo, lo vedo da me che sei bloccato là, intendevo, come è potuto succedere?” “Bando alle ciance, giovane in viola, credi che basti saper volare e avere colori sgargianti perchè tutto fili sempre liscio e a meraviglia? Tu che hai gambe per camminare ti sarai accorto che i problemi arrivano a non chiamarli. Si attirano e basta! Per me che ho ali è lo stesso. Le prove le attiriamo chiunque siamo, ma saranno diverse se noi saremo i primi a esserlo”.
“Cosa mi dici, ser Aquilone: dunque abbiamo il potere di decidere del nostro destino trasformando noi stessi in funzione di ciò che vogliamo ottenere dalla vita?” ” Certo!”, risponde l’aquilone, “dal colore dei tuoi capelli pensavo che lo sapessi già! Poco male. E poco male se mi sono incastrato. Mi sono creato l’inghippo, ma pure la soluzione! Ora basta solfeggiare filosofia spiccia, arrampicati, tirami giù di qui, che devo volare via”.
Tonino, ancora conquistato dalla buona nuova, ritorna in sè e in un batter d’occhio è su. “Guarda”, commenta incantato, “è sufficiente cambiare un po’ angolazione e cambia tutta la prospettiva! Quassù è bellissimo! Vedo un po’ più avanti lungo il sentiero, che non mi ero accorto portasse a una così morbida valle!”
“Bene, ottimo per te che la mia mezza disgrazia di esser finito quassù incastrato ti sia stata così illuminante. Ora però, per l’amor del cielo, prima che tu ti perda nuovamente in sollazzi, liberami da questi rami tortuosi!” Tonino ubbidisce, e in un attimo, l’aquilone è sciolto dal giogo. “Finalmente libero!”, esclama entusiasta l’aquilone. “Grazie per il prezioso aiuto. Stavo davvero scomodo! Ora posso librarmi in aria di nuovo, e godere di ciò che sono. Ti sono grato!” ” Ma figurati, ser Aquilone, nessuna fatica, anzi, è stato un piacere! Grazie a te per l’insegnamento. Arrivo ora dal mare, ma se segui la direzione del vento lo incontrerai presto anche tu. Risalutamelo. Ah, dimenticavo di presentarmi, io sono Tonino Indaco”. ” Piacere, Tonino Indaco, e ancora grazieeeeeee!”.
L’aquilone si allontana volteggiando in una danza un po’ scoordinata e balorda, perde quota, poi si risolleva…ora è solo un puntino arcobaleno verso il mare.
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