Nel suo lungo, quieto, insolito peregrinare, Tonino Indaco ne ha viste e fatte davvero delle belle. Non c’è scrigno che non si apra a chi affronta il viaggio, seppur difficile, docile all’imprevisto e gioioso nell’incognita. In virtù di questi talenti, occhi spalancati, mente aperta, il giovane avventuriero di un racconto breve ha già raccolto nella sua borsa a tracolla esperienze inimmaginabili ai più. Infatti non legge più libri, Tonino Indaco, ma preferisce farsi attirare dai fatti della vita come pagine metaforiche di una storia interiore. “Che senso ha vivere se non posso sperimentare la vita!”, si chiede, “e se della vita devo accontentarmi di notizie riportate da altri! Me la voglio assaggiare da me, e scoprire da me che il cielo non è un soffitto, che l’erba ancora immatura ti solletica i piedi se ci cammini sopra scalzo, che l’odore dell’aria preannuncia giornate di pioggia”.
In tutta la sua fresca esistenza, un unico punto di riferimento, un dialogo indelebile con un Maestro. I Maestri, quelli con la emme maiuscola, sono quei rari eventi che ogni tanto prendono forma qua e là, aggregati di energia fantastica che come erme, immobili, segnano il percorso dei viandanti. I Maestri con la emme maiuscola non insegnano a scuola, e dopo i loro percorsi a destra e a manca, ormai illuminati, accesi dalla conoscenza che porta alla consapevolezza, stanno fermi, perchè non hanno più bisogno di muoversi per imparare. Il lungo tirocinio del viaggiatore ha una meta. Il Maestro immobile ne è la prova. Il viaggio orizzontale finisce quando il viaggiatore si ferma. Divenuto Maestro, inizia quello verticale.
Dunque Tonino Indaco in una fortunata combinazione, incontra un Maestro immobile. “Non dimenticherò mai il blu astrale di quell’essere evoluto al quale chiesi impacciato e tremante il senso della vita, e mai potrò scordare le sue parole: “Tu devi diventare chi sei, e non ci riuscirai mai se prima non avrai compreso la relazione fra energia e spirito, e prima ancora, cos’è l’amore”.
Da quella volta Tonino Indaco è in viaggio, e ogni volta che impara qualcosa di veramente significativo sulla vita, una ciocca di capelli da bionda gli si colora di indaco. Per quello ora si chiama Tonino Indaco.
E nota come l’immobilità del sasso e quella del Maestro siano così diverse, uguali ma diverse, dato che ogni ciclo parte da un punto e vi torna ma ad un livello superiore. E poi? Si riparte!
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