Con la testa sulle spalle, Tonino Indaco se ne va per la campagna, girovago cosciente. Borsa a tracolla, capelli arruffati del colore del fieno, incede assorto zolla dopo zolla verso un non so dove. A fargli compagnia l’orlo delle montagne innevate riflesse negli occhi brumosi, di un indefinito tono di verde. C’è tanto spazio nei campi attorno a lui, ma non esiste un posto che gli appartenga. Mira e rimira un obiettivo fantastico da un tempo così lungo che non si ricorda neanche lui quanto. Trasparente, ma presente, l’obiettivo viaggia assieme a lui, e come lui si sposta: un po’ è nella testa, un po’ è nel cuore, un po’ è nei piedi. A volte gli si condensa davanti e gli piove addosso a dirgli che lui, obiettivo, c’è ancora e lui, Tonino, è vivo. Amico mio, è un viaggio il tuo che si perde nella notte dei tempi. Ci son passati santi, poeti, filosofi e narratori. Poi, avanzando, cammina che ti cammina, cammina che ti cammina, Tonino Indaco incontra un sasso. “Hey, giovane, tutto solingo, tutto ramingo, dove te ne vai?” “Vado verso un non so dove”, risponde Tonino Indaco, ” ramingo sì, solingo per niente.”
“Come”, gli rimbrotta il sasso, “non vedo nessuno con te!”
“Caro sasso, per stralunato che sia, non sono solo: c’è il mio obiettivo con me. E, ad ogni modo, stare soli non significa esserlo. Tu che sei un sasso so che sei duro di comprendonio, ma non è ignoranza o poca intelligenza, è la tua natura. Da un sasso mi aspetto sempre questo genere di opinioni, ma sapendo quale ne sia la ragione, non mi sorprendo. Poi io sono solito perdermi in lunghe divagazioni con la Natura. Ci intendiamo a meraviglia, io e lei. Quella donnina gracile e graziosa, alta non più di un metro e qualche cosa, con il suo abito verde smeraldo e gli orecchini in tinta, miele sulla testa, mi cattura con la sua impensabile forza e le sue invenzioni! Con lei non mi annoio mai e mai smette di sorprendermi. Mi sono perfino costruito una cornice di rami nodosi ricoperti d’edere, che monto e smonto all’occorrenza, come in questi casi, per inquadrare paesaggi meravigliosi. Ho così la mia pinacoteca portatile, ovunque mi trovi, e i soggetti sono sempre magnifici! Nello spazio che si crea all’interno della cornice si fissano dettagli che altrimenti non noterei, e sarebbe un vero peccato.”
Così si esprime Tonino Indaco, entusiasta, mentre il sasso, immobile, fisso nel suo, lo guarda con sguardo interrogativo declinando il dialogo con un taglio netto: “Ragazzo, non so proprio di cosa parli!”
“Beh, poco male,” risponde Tonino Indaco, ” ora però ti saluto, che un dove non so dove mi attende!”
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