“Accidenti! Eccone qua un altro di imbozzolato! Un’altra vittima della foresta. Speriamo di essere arrivati in tempo! Squadra: compatti, e al lavoro!” Quando monsieur Coccinello fa partire un ordine, tutti, ma dico tutti i suoi collaboratori, dal primo della gerarchia all’ultimo, scattano virtuosi all’azione, spinti da un’unica forza motrice: la salvezza. E per chiunque cada preda dell’unto maligno, se ciò è in accordo con il Progetto Supremo, si schiude una speranza. “Pulire, pulire, pulire, uno-due-tre, tagliare, forza, pulire, ancora, avanti così, non c’è tempo da perdere!” “Io ho fatto”, dice la formica Zeta, direi che può bastare!” “Cosa?!”, controbatte scandalizzato il generale A, “ma non vedi quanto sporco, quanto unto c’è ancora da eliminare, avanti, avanti, se non te la senti di continuare nessuno ti biasimerà, sei sollevato dall’incarico, vai a rinfrescarti pure tu, che qua il lavoro è tosto, e un novellino come te è ben giustificato”. “No, no, ce la faccio, posso continuare!”
“Va bene allora, ma attento a non imbrattarti del tutto, altrimenti rischi di imbozzolarti pure tu, e qua non andiamo più via!”, dice il generale A alla matricola. “Va bene, agli ordini, generale capo massimo!”, senza che questo appellativo ridondante non infastidisca il generale A, servitore umile e disinteressato alla grande causa delle vittime imbozzolate dall’unto della foresta. Le azioni di risciacquo, pulizia, lavaggio, taglio, si alternano a lungo, indefessamente, monsieur Coccinello sempre in testa alla squadra, a supervisionare l’opera di recupero. Sopra di lui una cordata infinita di esseri di tutti i tipi, generi, grandezze, per approvvigionare di acqua pura le pompe della squadra di salvataggio. Ancora, ancora, ancora e ancora, e forse lo sperato momento faticosamente mirato inizia ad avvicinarsi. Il filo colloso, lungo, infinito, che bloccava le forze di Tonino Indaco, è stato quasi completamente rimosso.
“Qui, qui, presto, acqua fresca, acqua brillante, qui, sul cuore, presto, che forse si ripiglia!” Monsieur Coccinello, come sempre, l’ha visto bene dove sta il problema. Ora che l’unto e il bozzolo sono stati tolti, la diagnosi diventa più semplice, ma c’è ancora da lavorare e sperare. Tonino Indaco, senza forze, gli occhi opachi e fissi, non capisce, ma ancora respira. Vuole respirare, vuole tornare, vuole capire. “Ok, squadra, stooop! Ciò che doveva essere fatto è stato fatto. Lavoro da manuale. Grazie a tutti per la collaborazione. È tempo che la squadra si ritiri per purificarsi e riposare. Grazie!” Soddisfatto, così si esprime il generale A, e il gruppo di soccorritori si ritira, in ordinato silenzio, lasciando Tonino, debole ma salvo, alle cure attente di monsieur Coccinello.nNella quiete seguita al salvataggio estremo, gli occhi di Tonino tornati alla luce consueta, steso sul bianco letto di foglie, accenna una lenta ripresa.
“Cosa…ma…cosa…dove?!”, balbetta incerto”.
“Tranquillo, ragazzo, tranquillo, il peggio è passato. Ti sollevo lo schienale, su, forza, raddrizzati un po’, e bevi questa tisanella calda: ti aiuterà a ritonificare il cuore!” “Il cuore!”, commenta Tonino , “il mio bel cuore! Cosa gli è successo, chè non lo sento più cantare melodie. Ci avevo speso tanto a farlo bello, e ora, ora, che delusione, che sofferenza, che incredulità! Ma chi mi ha fatto questo, e perchè?!” “Ragazzo”, risponde monsieur Coccinello, “non darti pena di trovar risposte che sono del viaggio verticale. Tu stai ancora compiendo quello orizzontale. Per buoni e bravi che si sia, credimi, sempre, sempre, a tutti, indistintamente, capita di cadere vittime dell’unto! Quel mostro non guarda in faccia a nessuno. Stavolta ha preso te. I cuori puri sono i bocconcini più ambiti, ma, come vedi, difficili da conquistare. Le vittime del tuo calibro si riprendono in fretta.. Anche tu tornerai a splendere, e più di prima”. “Io, io, a quell’unto maligno, oh, non so nemmeno io cosa vorrei augurargli!” “Caro Tonino, non sprecare fiato che nemmeno hai! Non condannare! Solo la Luce giudica, ed è infallibile! Tu, perdona!” Appena alle orecchie di Tonino arriva la parola “perdono”, una luce nuova inizia a palpitare nel cuore risanato! “Sì, perdono, perdono, che leggerezza, che sollievo, grazie, perdono, che miracolo!”
Sul bordo della foresta oscura, ma ormai salvo, Tonino Indaco, luminoso, brinda con monsieur Coccinello, e guarda lontano: il viaggio continua, verso un dove non so dove!
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