Steso, senza peso, sovrastato da un cielo turchino con la luna di cristallo conficcatavi dentro, Tonino Indaco rimugina il recente passato: “Penso e ci ripenso, ma proprio non riesco a darmi una logica dell’accaduto. Quell’unto…quelle trame vischiose che mi hanno avvinto e quasi vinto, io, che amo tutto, proprio non so! Ma se è vero che ho perdonato, allora è inutile tornare in quel luogo oscuro ombroso e tenebroso. Avanti, avanti, che la luna mi sorride!”
Riprende ad andare, Tonino, lungo il sentiero, quello stesso che lo aveva condotto inspiegabilmente nella foresta e che ora lo indirizza altrove. Più in là, sul bordo del sentiero, Tonino viene attirato da una casupola di legno, con una grande finestra a ribalta sul davanti, come un chiosco, e tanto di cartello: “Consulenza Arti e Mestieri”. “Uuu”, esclama Tonino, “interessante cosa! Vediamo bene di capire di cosa si tratta!” Il ragazzo fiordaliso si accosta alla finestrona, con un balzerello si arrampica al davanzale-balcone e “iuuu, c’è nessuno in chiosco?” Rumori di ferramenta dal retro, un imprecare poco divertito di una voce stridula, altro rumoreggiare di ferraglie precipitate, poi
“Ecco, eccomi, arrivo, se riesco a togliermi questo barattolo di latta dal piede, accidenti, si è incastrato, tu, aiutami dai!” Tonino afferra il barattolo dal piede di un omino grottesco dalla misura indefinita ma ad ogni modo ridotta, per capirci, tira tira, tira tira, e il barattolo si sfila dal piede. “Perfetto, grazie, il tip-tap non mi si addice. Sono Botto e risposta, titolare di questo ufficio di consulenze di Arti e Mestieri. In cosa posso esserti utile?” “Buongiorno”, risponde Tonino,
“io sono Tonino Indaco. In realtà mi porta qua la curiosità lungo la strada verso un dove non so dove, più che la necessità di ricevere una consulenza”. “Suvvia, sei così giovane”, ribatte Botto, “immagino tu non lo abbia ancora un lavoro. Cinque fichi per una consulenza, e vedremo insieme quale potrebbe essere l’arte o il mestiere giusto per te. Dunque, dimmi: qual è la tua forza?” Tonino, sempre più perplesso, per non ferire le aspettative dello strano consulente, sta al gioco e risponde: “in realtà, a pensarci bene, ma proprio bene bene, la mia forza è la mia debolezza. Sono così sensibile che mi faccio catturare da belli e buoni, ma pure da brutti e cattivi!” “Capisco”, risponde Botto, mano al mento e sguardo in alto, “non se ne trovano molti come te, ma qualcosa dovrai pur fare. Non penserai di vivere a sbafo per sempre!” “Più che fare, vorrei essere, sì, ecco, questo! Conosci il brano di quel famoso libro in cui si dice che i gigli del campo non lavorano e non filano eppure nemmeno Salomone vestiva come uno di loro? Così, più che fare, vorrei essere, si ecco, questo”. “Ragazzo, ma come sei complicato. Ma ho qualcosa che potrebbe fare al caso tuo. Vado a prendere il Registro di Arti e Mestieri di Sostanza, dovremmo poterne ricavare qualcosa”. Pensoso, Botto si allontana per qualche istante, dopodichè torna con un manualone con copertina di legno pregiato, poggia il tomo sul davanzale, apre il volume, scorre veloce lo sguardo e… “No, no, mi sa che ho sbagliato, qui non c’è niente che faccia al caso nostro e men che meno tuo! Un istante e torno”. Chiuso il librone, Botto sparisce di nuovo trasportandoselo addosso a guscio di tartaruga, poi, pochi istanti, e lo senti esordire: “Eccolo, eccolo, non lo prendevo da secoli in mano!” Torna con un rotolo di pergamena che svolge dal davanzale verso giù, fino ai piedi di Tonino. “Qui c’è tutto quello che ci occorre consultare per darti un ruolo nell’Universo interno, dai, leggi tu le voci impresse sulla pergamena, che io la reggo da qua”. Tonino inizia a scorrere l’elenco, e legge la prima categoria di Arti e Mestieri: A, il venditore di sogni!” Una corrente di entusiasmo sfiora i due, quasi si accende una lampadina, ma poi scema e si spegne. “Nulla di fatto”, commenta Botto, “il guizzo che ti si è acceso per un istante fra i capelli, ahimè, è già spento”. “Già, niente venditore di sogni”, dice Tonino, “non è questo che voglio essere, anche se si tratta di un’Arte e Mestiere di tutto rispetto, ma non mi rispecchia abbastanza”.
“Va bene, ragazzo, concordo. Passiamo alla voce successiva!” “B”, pronuncia Tonino con vigore, “decifratore di mappe celesti dalla posizione dei nei distribuiti sul corpo! “Beh”, commenta Tonino, “originale, davvero, ma no, direi di no “esclama un po’ avvilito. “Diresti di no”, sottolinea Botto, “mmm, certo…”, anche lui senza più speranza, “manca solo C” “C”, esclama Tonino con voce potente, “bigliettaio di stanze…” e storce il naso. “Bigliettaio di stanze interiori si intende, spiega Botto, per gli accessi alle camere sottili! Ma la tua espressione mi dice che nemmeno questo ti va. E allora, allora… ci sono! Guarda la postilla in fondo, segui la freccia, gira la pergamena, mettila contro il sole, ecco, ecco che compare…leggi…leggi! prima che svanisca!!!
“D”, dice Tonino palpitante, “raccoglitore di stelle!” Tonino si illumina all’istante! “Sì, sì, raccoglitore di stelle, sì, è questo che desidero essere, sì!!” A piè pagina una nota sviluppa con dovizia di particolari in cosa consista essere raccoglitore di stelle. Legge, Tonino:
“Raccoglitore di stelle è colui che, dimentico di sè, ma autentico, con devozione raccoglie le stelle più pregiate e, stillandone la luce, la distribuisce nel mondo portando ispirazione”. “Che mi venga un colpo, ragazzo, abbiamo fatto centro! Certo, un bell’affare, il più arduo tra le Arti e i Mestieri. Ma tu sai cosa è bene per te, quindi…festeggiamo ora, che un raccoglitore di stelle non mi passava qui davanti davvero da tempo immemore! E per festeggiare nel modo migliore…ti regalo la consulenza!” Tonino commosso, emozionato, già si vede arrampicato al cielo e in cuor suo sospira: “Per fortuna, cinque fichi non li avevo proprio!”
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