C’è stato un lungo periodo della mia vita durante il quale trovavo spessissimo cuori. Per strada, al mare, al supermercato, ovunque andassi me ne ritrovavo uno fra i piedi, e guai a calpestarlo. Ne ho trovati di tutte le forme materiali colori. Con il tempo ho capito che erano simboli, segnali, di qualcosa, una presenza, un avvertimento, una chiave per interpretare affetti e sentimenti, circostanze. Ciò che da subito invece avevo compreso, era che non siamo mai soli, mai lasciati tali da affrontare situazioni frequentemente difficili e intricate. Stamattina, sul sagrato di una chiesa dove amo ritirarmi per godere della sua pace, ho trovato un altro bellissimo cuore, di vetro, e di un colore tutto speciale, di quelli che proprio piacciono a me. E ho pensato: chissà cosa mi sta portando, chissà cosa sta a significare. Con un colore così intenso, da un luogo così santo, può portare solo bene. E infatti devo dire che anche questa volta il misterioso linguaggio dei cuori ha fatto centro. Non mi ha anticipato qualcosa, bensì qualcuno. All’imbrunire, sul far della sera, sulla mia scrivania, un ospite: sì, proprio lui, Tonino!!
Ma come sei arrivato fin qui?
“Quelli come me hanno sempre degli intermediari per rendersi visibili. Le fate delle ortensie mi hanno suggerito Margherita come artista affidabile al compito di trasferire gli eterei su carta e così mi sono accordato con lei per un ritratto chiedendole che non ti dicesse nulla di tutto ciò per farti una sorpresa. Mi rivolgerò a lei ogniqualvolta desidererò manifestarmi, e lo farò esclusivamente attraverso il suo pennello. Mi fido solo di lei, che ha il nome di un fiore. E ora eccomi qui, nell’album di acquerelli, sulla tua scrivania.
Che commozione, che emozione! “Sei proprio tu, sì, proprio tu! Ti abbraccio con gli occhi, un po’ inumiditi e commossi, ti stringo con il cuore, piccolo Tonino Indaco, colori del cielo! Ora che sei qui con me, raccoglitore di stelle, suggeritore di luce, non mancherò di darti voce, di porgere l’orecchio al tuo insegnamento”.
“Sara, grazie per accogliermi all’Eremhome! Sai, sono sceso, sono uscito, e ora condivido. Abbiamo tante cose da fare insieme, perché se io sono raccoglitore di luce, ho bisogno di te per trasferirla e distribuirla. L’Eremhome è il mio rifugio, io sarò il tuo”.
Ora mi gira per l’Eremhome: sta cercando dove farsi la cameretta. Mentre lo osservo incredula, nuvola di indaco e azzurro.